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 Marco Travaglio su Moggi

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MessaggioTitolo: Marco Travaglio su Moggi   Marco Travaglio su Moggi Icon_minitimeMar Gen 08, 2008 4:51 am

QUESTO LIBRO È STATO CENSURATO COL SILENZIO, PER ANNI, DA GIORNALI E TV.
Terza edizione, aggiornata con lo scandalo delle intercettazioni telefoniche.

L'incredibile carriera di Lucianone Moggi, da ferroviere nullatenente a padrone miliardario del Calcio italiano. Autunno 1979: consigliere della Roma, viene sorpreso a cena con una terna arbitrale. Primavera 1980: tenta la scalata alla Lazio dello scandalo calcio-scommesse. Primavera 1982: manovra e pasticcia nel Torino calcio. Estate 1987: passa al Napoli di Maradona, e sotto il Vesuvio è un turbine di scandali contornati da camorristi e cocaina. Primavera 1991, nel Torino di Borsano: signore-squillo per gli arbitri, giocatori-fantasma, fondi neri, e lo scandalo Lentini. Estate 1993: di nuovo alla Roma, fra veleni e sospetti, da despota del calciomercato (intanto il figlio ventenne diventa procuratore di calciatori). Primavera 1994: viene ingaggiato dalla Juventus, e la Vecchia Signora precipita in un gorgo di intrighi, sospetti e polemiche. Primavera 2006: è il mattatore dello scandalo-terremoto delle intercettazione telefoniche, inquisito per associazione a delinquere e frode sportiva.


MARCO TRAVAGLIO: «SONO IO L’ALA SINISTRA CHE HA FATTO GOL A MOGGI»

Arianna Rivelli per il “Corriere della Sera”

Marco Travaglio, lei era l’ala sinistra o la mezz’ala destra? Spieghiamo: nel ’98, per le edizioni Kaos, uscì «Lucky Luciano, intrighi, maneggi e scandali del padrone del calcio italiano», biografia dell’ex dg della Juventus uscita anonima, o meglio con le firme «ala sinistra e mezz’ala destra». Dunque: uno dei due era lei?

«Sì, non faccio mistero di aver partecipato, per la parte giudiziaria, alla scrittura di quel libro, assieme a due giornalisti sportivi che hanno avuto l’idea e a un terzo che si è aggiunto in corso d’opera».

Perché la scelta di non firmarsi?

«Il problema non era mio, ma dei giornalisti sportivi: quando è uscito il libro, scrivere queste cose voleva dire smettere di seguire la Juventus e la Nazionale. So che Moggi ha cercato di capire più volte chi erano i colleghi, ma posso dire che era fuori strada».

Come è stato accolto il libro, che ora è stato aggiornato con le intercettazioni?

«Nel silenzio: non è stato recensito da nessuno. Per carità, non voglio fare il martire: non ho potuto partecipare a qualche conferenza stampa, mi hanno denunciato per la questione del doping, hanno perso la causa ed è finito tutto lì. Moggi era molto andreottiano in questo: polemizzava di rado, ti uccideva con il silenzio».

Da quest’ultimo scandalo secondo lei è emerso qualcosa di nuovo, oppure si sapeva già com’era il calcio?

«Pur pensando tutto il male possibile, non credevo che Moggi fosse riuscito a mettere in piedi un sistema così perfetto. Che avesse giornalisti amici si sapeva, che c’erano alcuni arbitri più vicini alla Juve anche, che il fattore farmaci sia stato determinante per la Juve di Lippi ne ero sicuro, però che Moggi arrivasse a commissionare le designazioni o a decidere le griglie proprio non lo sospettavo».

Com’era il sistema Moggi?

«Così raffinato da rendere inutile la corruzione. Non servivano più i soldi, non serviva più regalare gli orologi agli arbitri: bastava la sua sola amicizia o inimicizia a decidere la carriera di un arbitro. Se questo sbagliava a suo favore gli faceva avere buoni voti e il fuorigioco di 50 metri da Biscardi diventava di 5 centimetri; se invece sbagliava contro di lui lo fermava quattro mesi. La prova lampante di questo potere è la telefonata di Pisanu: ma a lei sarebbe mai venuto in mente che il ministro dell’Interno per salvare la Torres dovesse chiamare Moggi? Uno pensava che, al massimo, ci si rivolgesse a lui per bloccare un giocatore sul mercato».

Come viene descritto Moggi nel libro?

«Come un uomo dalle molte vite. Ho sempre pensato fosse uno di fiuto, molto spregiudicato e altrettanto ruspante, e questo era il suo lato più simpatico. Era il Moggi che, quando era al Torino, procurava terne di prostitute alle terne arbitrali: un uomo attento ai dettagli. Dalle intercettazioni esce un altro Moggi, quasi violento nel gestire il potere: meno simpatico».

Come giudica le sentenze della Caf?

«Giusta per la Juve, anche se forse era più adatta la C. Poi sarebbe giusta per Lazio e Fiorentina se il Milan fosse andato in B con più punti di penalizzazione di loro: perché Juve e Milan erano due facce della stessa medaglia. Certo, Berlusconi non avrebbe mai messo Meani nel cda. E il fatto che Moggi, uno che l’Avvocato chiamava "lo stalliere", sia entrato in un luogo quasi sacrale come il consiglio d’amministrazione della Juventus dove prima c’era il conte Cavalli d’Olivola, ha dell’incredibile».
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MessaggioTitolo: Re: Marco Travaglio su Moggi   Marco Travaglio su Moggi Icon_minitimeMar Gen 08, 2008 6:04 am

Travaglio oltretutto è juventino...
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